come vedi la tua esperienza universitaria a Unimore nella facoltà di Comunicazione?
- nel lavoro che fai oggi cosa usi di quello che hai imparato?
- cosa avresti voluto imparare a Unimore (e non hai imparato)?
- quale carenza di Unimore e/o della facoltà va assolutamente sistemata?
- cosa proponi di realizzare ex novo?
Da sociologo, anni fa, cercavo di rispondere a queste domande con questionari. Adesso che ci sono i blog mi piacerebbe cercare di dare una risposta tramite i commenti di chi si è laureato. In concreto, chiedo ai laureati in Comunicazione di Unimore di inviare un commento. Se sei studente ma conosci qualcuno che è uscito da qui chiedigli di intervenire.
Ciao a tutti, sono Davide e mi sono laureato nel giugno 2004. Attualmente lavoro come addetto stampa/PR
Ecco il mio pensiero
1. Nel lavoro che fai oggi cosa usi di quello che hai imparato?
Al di là di quello che ho concretamente appreso studiando i manuali dei singoli corsi e frequentando le lezioni, penso che il valore aggiunto della mia esperienza universitaria a Reggio sia stato quello di incontrare alcuni docenti che mi hanno fatto capire l’importanza del fattore “curiosità”: bisogna sempre documentarsi, cercare di capire quali sono i trend in atto e in quale modo possono influenzare la propria vita, sperimentare le novità tecnologiche e rinnovarsi. In questo senso, i corsi più utili (brutto termine, ma la verità è questa), sono stati quelli di NM, EM e di Informatica Applicata.
Importante, poi, è stata la possibilità di produrre contenuti e di presentarli ai colleghi tenendo “mini-lezioni”: un modo per responsabilizzarci ed abituarci al confronto, aspetti fondamentali nello svolgimento di ogni professione.
2. Cosa avresti voluto imparare a Unimore (e non hai imparato)?
Concordo con Giorgio quando dice che sarebbe stato bello avere la possibilità di cimentarsi con software per l’editing grafico e video, per la creazione di contenuti web e per l’impaginazione: temo purtroppo che questo desiderio sia destinato a rimanere tale, scontrandosi con la cronica carenza di fondi dell’Università italiana.
Altri rimpianti sono legati ai corsi di lingua straniera, con un taglio più da scuola dell’obbligo che da università: un segno, questo, del provincialismo italiano.
3. Quale carenza di Unimore e/o della facoltà va assolutamente sistemata?
Premesso che le cose possono essere cambiate e che nell’esprimere il mio giudizio faccio riferimento all’esperienza da me fatta nel periodo 1999-2004, il problema più grosso era rappresentato dal corpo docente: molto spesso mi trovavo di fronte a docenti sì preparati e magari anche di buona reputazione ma svogliati e “costretti” a districarsi tra una miriade di attività non sempre conciliabili con la carriera accademica. Questo non vuol dire che non abbia conosciuto persone straordinarie.
Ho poi avuto la sfortuna di trascorrere tre dei cinque anni della mia esperienza universitaria in spazi inadeguati come quelli del Tondocenter, senza biblioteca e spazi per lo studio, con laboratori informatici quasi sempre chiusi. Sarei curioso di vedere come vanno le cose oggi nella nuova sede di via Allegri.
Inoltre, faceva sorridere (eufemismo) il fatto che gli iscritti a due curricola così diversi come “Comunicazione d’Impresa” e “Comunicazione di Massa” di fatto frequentassero insieme non meno dell’80% delle ore di lezione.
4. Cosa proponi di realizzare ex novo?
Come scrive giustamente Danila, il sapere è anche saper fare: per questo ritengo importante organizzare incontri con professionisti del mondo del lavoro ed esercitazioni che simulino le difficoltà con cui i ragazzi dovranno misurarsi una volta usciti dall’Università.
Non sarebbe male anche migliorare il coordinamento tra i diversi corsi, in modo tale da evitare ripetizioni e da rendere ogni lezione un evento, in quanto unica.
Ciao! Mi sono laureata anche io nel 2005 in Comunicazione di Massa, e dopo un po’ di altalena lavorativa sono tornata sui banchi di scuola e sto terminando un master in cooperazione e sviluppo in inghilterra. Nel frattempo faccio qualche lavoretto, tra cui comunicazione per un centro di ricerca interno al mio dipartimento (faccio un po’ di pubblicita’: http://ophi.org.uk/)
1. nel lavoro che fai oggi cosa usi di quello che hai imparato?
Mi ricordo Corrado che a un certo punto parlavi di quelle “tre nozioni su word che nessuno sa di non sapere” come una droga: una volta che inizi non riesci piu a farne senza. E avevi ragione! Poi adesso che sto scrivendo un’altra tesi le uso ancora di piu.
Poi, una certa attenzioneper il dettaglio, per l’analisi di un prodotto (sia verbale, che iconico, etc) volta ad evidenziarne le potenzialita’ e le carenze al momento dell’utilizzo. La questione piu’ “hardcore” dello sviluppo (paesi in via di sviluppo per intenderci) e’ che come descrivi quello che vedi influenza le carenze che riscontri e le policies che tendi a sostenere. La potenza del linguaggio. Power knowledge. Piu di cosi…
2. cosa avresti voluto imparare a Unimore (e non hai imparato)?
Ecco concordo con chi ha evidenziato le carenze pratiche. Non so se la cosa sia cambiata con gli anni, ma sicuramente trovo che una facolta in comunicazione debba puntare molto di piu sull’apprendimento di certi programmi, oltre che sulla valorizzazione degli aspetti teorici. D’altra parte ho pensato spesso che questa fosse una tendenza generale dell’universita italiana, e del tipo di conoscenza che si incoraggia a livello accademico. sembra sempre che la teoria la impari a scuola e la pratica al lavoro, ma non sono per niente d’accordo sul distinguere queste due realta in modo cosi netto.
3. quale carenza di Unimore e/o della facoltà va assolutamente sistemata?
I laboratori di informatica. Assurdo, mi ricordo che erano aperti solo in determinati orari. Ma allora a cosa serve investire in un laboratorio per tenerlo chiuso? Mi ricorda tanto il mio compagno dell’asilo: quando disegnavamo mi chiedeva sempre di usare le mie matite colorate perche’ “le sue si consumavano”…bah.
Sono solo parzialmente d’accordo invece con la critica linguistica. Per quanto in Italia in genere le lingue sono trattate un po’ all’acqua di rose, mi sembra che Unimore fosse abbastanza avanti. per esempio offriva (non so se lo fa ancora) a tutti glistudenti immatricolati la possibilita’ di sostenere gratis una certificazione internazionale ESOL. A suo tempo io avevo fatto il Cambridge Proficiency of English (CPE), che e’ l’equivalente britannico al TOEFL, ma a diferenze di quest’ultimo e’ un vero e proprio diploma, per cui non ha data di scadenza. Anche le certificazioni ESOL, come il TOEFL si aggirano intorno ai 100 euri, per cui direi che Unimore si era data abbastanza da fare nel riconoscere e incentivare questa possibilita’.
4. cosa proponi di realizzare ex novo?
– Cercare di superare le carenze, se ci sono ancoora, nel campo informatico
– diversificare i programmi. basta con i 3 libri obbligatori per corso e i 2 opzionali, che poi non riusciamo bene a capire come sviluppare la nostra individualita’.
– puntare all’uso di articoli insieme ai manuali: rappresentano le ultime novita’ nel campo prescelto e propongono spesso opinioni critiche che vale la pena analizzare.
– tenere una lista degli ex-alunni (volontaria, non obbligatoria) in modo da sviluppare del sano networking. per gli studenti in uscita puo essere utile sapere cosa fanno i loro predecessori ad evere un po’ di guida e dei consigli.
E tutto questo parlare in realta’ e’ l’ennesimo modo per procastinare e non finire di scirvere la tesi…;)
Ciao, io mi sono laureato nel 2006 in Scienze delle Comunicazioni vecchio ordinamento indirizzo mass media.
L’esperienza universitaria per me è stata molto bella, ho fatto un po’ di fatica gli ultimi anni, un po’ perché ho iniziato a lavorare seriamente dal 3° anno in poi, un po’ perché era calato l’entusiasmo degli inizi. Globalmente però devo dire che sono soddisfatto ed è stata un periodo altamente formativo.
1)Nel lavoro che fai oggi cosa usi di quello che hai imparato?
Le famose 3 nozioni di Word mi creano un vantaggio competitivo enorme, sembrano cose piccole, ma creano sempre meraviglia nell’interlocutore. Sapere fare una buona ricerca su internet, gestire i propri file e contatti, così come avere backup sempre pronti e aggiornati, sono cose che sembrano piccole, ma spesso fanno la differenza e pochi sanno. Insieme alle capacità tecniche, l’abitudine a scrivere, argomentare (anche verbalmente )le mie posizioni e creare slogan o frasi di immediato impatto.
Questo sono cose che uso tutti i giorni, ma sono convinto che materie come sociologia, psicologia, linguistica e un po’ di sana economia mi abbiano influenzato e forgiato, molto più di quanto penso.
2) Cosa avresti voluto imparare a Unimore (e non hai imparato)?
Sicuramente avrei voluto poter vedere e provare software grafici,per l’editing fotografico o d’immagine (Photoshop)per la creazione di contenuti per il web (Suite Macromedia) o per l’impaginazione e il layering (XPress). Non mi spingo fino alla gestione dei video perché anche erano altri tempi (anche se sembra passato poco), oggi comunque la ritengo fondamentale.
3) Quale carenza di Unimore e/o della facoltà va assolutamente sistemata?
Il dubbio utilizzo dei laboratori informatici e la dotazione di software sono problemi di prima importanza. In egual misura l’assenza di certificazioni per la lingua inglese, rende secondari se non inutili i corsi che trattano questa materia.
Secondo me anche il numero degli studenti è fondamnetale perché la didattica proposta ottenga il suo massimo, così come la possibilità di una valutazione vera da parte degli studenti sull’operato dei docenti. In più mi piacerebbe che venisse stimolata la creatività e il confronto: spingere gli studenti a ad avere, sostenere, dibattere e cambiare le proprie idee su i temi che si studiano, fino a proporre qualcosa di davvero personale per la tesi finale.
4)Cosa proponi di realizzare ex novo?
Le proposte sono sempre difficili: criticare è molto più facile.
Un albo degli ex studenti con le loro attività odierne, potrebbe essere un stimolo, come un veicolo pubblicitario. Da qui potrebbero nasccere possibilità privilegiate di stage o di collaborazioni tra l’univeristà e realtà private.
Incontri, seminari, workshop… a cadenza fissa (mensile?) con professori, professionisti del settore, ex studenti su temi molto settoriali ed estremamente pratici che possano dare conoscenze pratiche di alto livello, immediatamente spendibili