ieri (sabato) ho avuto la sensazione che era meglio allontanarsi dalle piste. Alla partenza della telecabina c’era un sacco di gente. Mentre eravamo lì un po’ prima dei tornelli un tizio grande e grosso si è infilato lesto lesto davanti a me e poi ad Alberto. Lasciamolo andare sennò perde il treno, ho pensato. Poi quando è arrivata la cabinetta e ho infilato il primo sci ho visto una zampa con un paio di sci passarmi davanti rifilando uno spintone. Perbacco era ancora lui che spingeva. In qualche modo sono riuscito a infilare il secondo sci e a entrare. Me lo sono trovato di fronte seduto e per un istante ho avuto la sensazione di essere tornato a Perm negli Urali, ai tempi di un bizzarro progetto di assistenza alla Federazione Russa. Lì, nella locale università, avevo incrociato un tizio siffatto: era un burocrate decaduto della vecchio Partito Comunista della vecchia URSS. In sala parlava agli stranieri (noi) camminando davanti alla prima fila a occhi chiusi! Un’espressione di stolido tanghero uguale a quella del mio dirimpettaio. Va bé: non potevo chiedergli se era lui e quindi gli ho solo detto: take it easy and have fun. Mi ha guardato con odio e io mi sono concentrato sulle tracce di leprotto che vedevo sulla neve. In un lampo di generosità e buona volontà ho anche pensato di offrire i datteri tunisini del commercio equo e solidale che compriamo alla Coop di Zermatt ma poi ho lasciato perdere. E ho deciso che oggi (domenica) me ne sarei andato in giro a piedi (anzi, con le racchette).
Così ho fatto. Ho rifatto il giro di cui avevo già parlato qui (→ post a piedi nella neve sotto il sole). Con una fondamentale differenza rispetto a due anni fa. Quella volta non c’era nessuno mentre questa volta avrò incrociato 40 o 50 persone. La crisi fa andare a piedi un sacco di gente. Però così non spendono e il PIL non sale: come se ne esce?
Domattina è lunedì e spero che la gente sia più tranquilla e meno numerosa. Saprò dire.