se chiedi a 100 persone per la strada se preferirebbero andare in Iraq o in Venezuela è assai probabile che la grande maggioranza ti risponda “che domanda, in Venezuela!” come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Non è così. Leggo stamattina su New York Times:
In Venezuela in 2009, there were 16,047 homicides, while in Iraq, a country with about the same population, 4,644 civilians died violently that year.
Ma guarda un po’, chi l’avrebbe detto! Ti interessa? Guardati il video e leggiti l’articolo: Venezuela, More Deadly Than Iraq, Wonders Why (di Simon Romero, New York Times, 22.08.2010).
PS: da laureato in comunicazione ti rendi conto che per fare bene il confronto dovresti calcolare l’indicatore (murder rate: morti violente per 100.000 abitanti). Già, dove si va a cercare i dati di base necessari? Da bravo comunicatore dovresti saperlo.
A ben pensare questo post rientrerebbe in una categoria nuova “Oltre le apparenze” o meglio “Stereotipi“: potrebbe essere il tema per una tesina di laurea. A farla impareresti a comunicare con i dati invece che con i luoghi comuni.
Io alla domanda non lo so cosa avrei risposto; ma so cosa succede in Venezuela “grazie” a un parente che ora si trova lì. la cosa che mi ha sconvolto più di tutto dai suoi racconti, non è tanto che il cibo sia razionato come in guerra, che uccidono i bambini per poi vedere cosa c’è nello zaino da rubare, che i bambini sono proprietà dello stato, che non sei padrone neanche della tua casa, azienda e tanto altro, sono rimasta sconvolta da quello che il mondo sa di quel paese, cioè nulla, me compresa qualche anno fa. nel 2010 sappiamo dove vanno in vacanza “i vip” ma non sappiamo cosa avviene negli altri stati, quelli più piccoli. da circa 3 anni so a grandi linee cosa succede in venezuela e da 3 anni penso che sia assurdo che gli abitanti non possano fare niente per ribellarsi, in quanto i più sono corrotti dalla dittatura, ma è anche assurdo che la gente non sappia nulla e che al festival del cinema di venezia guardi quel dittatore in passerella applaudito dalla sua gente, perchè era la sua gente, continuando la loro vita senza sapere che persona sia realmente quell’uomo.