Ieri sera (14 agosto) Giuseppe De Rita (presidente del CENSIS → sito web) ha parlato a Courmayeur. Una considerazione mi ha colpito:
“Gli ingegneri cinesi e indiani sono 60 milioni, quanto tutta l’Italia che, nel frattempo, continua a rispondere con laureati in Scienze della Comunicazione”
De Rita non è il solo a parlare di SCO con evidente senso di spregio.
Già, da quando ero studente, ho visto che il ruolo di facoltà di massa guardata dall’alto in basso è stato preso via via da entità diverse: Architettura, Scienze Politiche, Psicologia, Sociologia, DAMS, Comunicazione. L’ultima arrivata ha sempre fatto da parafulmine alle altre. Chissà se arriverà qualcuno a salvare SCO in questa specie di gioco delle sedie musicali…
Corsi e riscorsi storici.
Immersa nel mare dell’informazione mi è capitato a tiro questo “vecchio” articolo (del gennaio 2009) che ripropone la questione dei laureati/ndi di Scienze della Comunicazione:
http://www.comunitazione.it/leggi.asp?id_art=4826&id_area=167&sarea=179&mac=1
Alla fine della lettura la prima cosa che mi è balenata in testa è stata: “Vuoi vedere che si preferisce un popolo di ingegneri capaci solo di fare calcoli e non si vogliono comunicatori capaci di raccontare la notizia ma soprattutto di commentarla?”
Pensiamoci…