Internet e le società di self publishing (come Lulu, Blurb o Scribd → post Scribd pubblica e vende e-book) hanno permesso ad un numero crescente di persone di pubblicare libri da soli senza dover passare da un editore. Certo, taluni di questi libri sono boiate pazzesche (come diceva il rag. Fantozzi) ma una considerazione analoga si può fare anche per taluni libri editi da editori di prestigio. Forse è meglio essere cauti e limitarsi a dire che i libri self published sono prodotti artigianali caratterizzati da un’ampia varietà qualitativa. Il dato certo è che il loro numero sta aumentando e oramai, negli USA, supera quello dei libri tradizionali. Se la faccenda ti incuriosisce ti segnalo Authors Unbound Online (articolo di Virginia Heffernan, New York Times, 26.04.2010).
PS: di libri (cartacei e non) con editori tradizionali ne ho pubblicati diversi, forse adesso è ora che provi a pubblicare qualcosa per conto mio.
Mi sembra abbastanza scontato, Jennifer, che un libro self published di una persona qualsiasi non potrà mai avere nè sperare di avere la diffusione di libri di autori noti o con alle spalle un editore.
Se una persona vuole fare le cose per bene è naturale che si deve rivolgere a un editore. Se, invece, sei un dilettante, o vuoi provare o hai poche risorse (economiche e intellettuali), il self publishing è un ottimo punto di partenza.
Sarebbe interessante vedere quante persone leggono questi libri “artigianali”.
Io credo che il lavoro dell’editore sia si quello di revisionare e selezionare i testi prima di pubblicarli, ma soprattutto quello di organizzare la diffusione del libro. Più l’editore è famoso più i lettori credono che il libro sia un capolavoro.
Spesso l’alta aspettativa del lettore viene tradita da una pubblicazione scarsa, ma non è sempre così. Ad ogni modo il problema vero è che in Italia pochissime persone leggono qualcosa di diverso dalla “gazzetta dello sport”!
Al di là del mero contenuto, che può essere o meno una “boiata pazzesca”, ritengo che il passo avanti dei libri self published stia proprio nell’artigianalità.
Il fatto che una persona non debba passare più, per forza, da un editore per pubblicare qualcosa, è di per sè fattore di incentivo alla creatività e all’espressione individuale.
Di questi tempi sempre più grigi sul fronte cultura (basta vedere come, ad esempio, l’offerta dei programmi tv tende ad assomigliarsi sempre più tra servizio pubblico e privato), è un notevole e importante passo avanti per imparare a guardare oltre.