la scorsa estate girando per la Spagna ero colpito dalla incredibile quantità di cartelli di vendesi che vedevo nelle località turistiche di mare e montagna. Adesso la stessa sensazione di eccesso di offerta la vedo in Valle d’Aosta e a Reggio Emilia. Ieri, ad esempio, percorrendo la via Emilia da Santo Stefano a San Pietro ho contato 25 vetrine vuote. Certo, via Emilia non fa testo ma temo che, una volta passata la crisi, parte di quelle 25 vetrine rimarranno comunque vuote. Mi rimane infatti difficile pensare che il commercio al dettaglio possa riprendere vita dopo le bastonate di questi ultimi tempi e che le banche possano riaprire molte nuove agenzie. Forse non sarebbe male se gli enti locali, comuni in primis, pensassero a come rivitalizzare quelle vetrine piene solo di polvere. Non sto pensando agli ennesimi Informagiovani ma a politiche di incentivazione per attività di lavoro autonomo, specie nel settore delle professioni non-manuali.
Qui c’è un ricambio nei negozi, sia centro che periferia, rivolti ad un pubblico extracomunitario. E sono pure cambiati gli orari, aperti la sera fino a tardi e spesso pure la domenica.
E si percepisce pure un leggero aumento dell’offerta di case, e pure di nuove case e nuovi cantieri, con prezzi che tengono, almeno a Brescia città.