stamattina ho letto un’ANSA che parlava del calo (-20%) della posta cartacea e della possibilità che 10.600 postini diventino inutili (→ E-mail vince su lettere). Mi dispiace per loro ma è un dato di fatto che di lettere ne vedo ormai poche.
Tra le lettere spedite più costose ci sono quelle pesantucce che spedisco in facoltà con i verbali degli esami: certo, la registrazione la faccio on-line ma poi, come tutti i docenti, devo stampare su carta il mio file pdf e firmarlo. La procedura mi sembra evitabile visto che per un sacco di altre faccende abbastanza serie (bonifici, acquisto di azioni, ecc.) la carta è stata eliminata da un pezzo. Ma si sa, l’università è legata alla sua storia secolare ed è bene che tutto qua rimanga nel solco della tradizione.
Poi ci sono le lettere che ricevo: da una banca non ne ricevo più neanche una, visto che ho optato per le comunicazioni digitali. Da un’altra (BancoPosta Click, che è un conto corrente on-line → post ContoBancoPosta Click) invece ricevo tante belle lettere su carta. E’ vero che Conto BancoPosta Click è di Poste Italiane: forse vogliono far lavorare i loro postini. Se è così sono contento di contribuire al mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
A questo punto dirai “ovvio, università e poste sono enti pubblici“. Guarda che fanno così anche i privati: stamattina, ad esempio, ho ricevuto una lettera da La Stampa:
Pensa un po’, era la fattura per il recente acquisto di 60 copie digitali del quotidiano! Curioso, visto che dagli editori esteri cui sono abbonato ricevo solo fatture digitali. Comunque va bene così: ci piace trovare qualcosa nella cassetta delle lettere a patto che non ci sia nulla da pagare…