è la conseguenza, negli Usa, di due fattori: la tendenza a risparmiare (era ora, visti i livelli di indebitamento delle famiglie Usa) e il calo dell’occupazione femminile. Questo il quadro dipinto in “Restaurants Feel the Bite Of Stay-at-Home Moms” (→ Wall Street Journal, 14.03.2008). Mi dispiace per osti, cuochi e camerieri ma trovo la notizia confortante: negli Usa ho sempre trovato angosciante la scena di madre+figli (obesi) seduti al tavolo di un fast food a mangiare schifezze (→ post Sai cosa mangi al ristorante?). Così come in Italia mi impressionano i nonni/suoceri portati a mangiare all’Ikea o al MacDonald’s da nuore/figlie incapaci e crudeli. Possibile che non sappiano preparare un risotto o un piatto di penne? Possibile che siano state così disattente da accoppiarsi con maschi incapaci di alternarsi ai fornelli? Possibile che l’unica spiegazione che sappiano dare sia “ai bambini piace molto“?
Oggi abbiamo ospite Olivia studentessa Usa figlia di amici, pensavo di portala a cena fuori: le faccio leggere l’articolo e ceniamo a casa…
Le dirò, qua al sud i ruoli sociali di genere sono ancora molto vivi. E’ la donna che prepara il cibo: l’uomo lavora, e la sera è stanco…
I giovani colleghi invece, tra studio, lavoretti e divertimenti, bazzicano spesso a mensa — la distruzione del sapore locale: i “gusti sintetici” sono arrivati ovunque…
Probabilmente seguire il blog di Dario Bressanini attirerebbe qualche maschietto in più ai fornelli. :-)
Assolutamente non sono d’accordo su una parte del discorso di Adele.
Lei dice: “…in Alt’Italia quella stessa famiglia comincia già a fare tristezza, perchè si percepisce l’impoverimento del significato tradizionale di famiglia/casa/amore che si trasmette(va) anche attravero il cibo.”
Ma non è assolutamente vero, soprattutto parlo della regione Emilia-Romagna visto che qui io abito. Penso che parlando di tradizioni, l’Emilia non abbia nulla da invidiare al Sud Italia. Prova a vedere un po’ che piatti si cucinano qui ad esempio a Natale e Pasqua, tutto rigorosamente fatto in casa…hai mai assaggiato qualcosina di casereccio emiliano? mai sentito parlare di cibi tradizionali che fanno la storia di questa regione????
Durante le festività è tradizione comune alle famiglie emiliane il ritrovarsi in famiglia per cucinare insieme cappelletti, tortelli, dolci, lesso e altre prelibatezze.
Mai provati i ristoranti tradizionali presenti qui a Reggio Emilia ad esempio???? Sono il massimo del rispetto delle vecchie “regole” di cucina emiliana. E per quello che vedo io, in queste zone se si va al ristorante è soprattutto per mangiare pesce o pizza e non “schifezze” da fast food.
Quello che l’America è oggi, noi saremo, è solo questione di tempo. Ho la sensazione anzi che certi trend siano mondiali, per il cibo gli USA sono capofila, poi gli Inglesi. Noi, ancora per poco e fieramente, siamo fanalini di coda. Ancora in Italia la maggioranza delle mamme cucina senza l’aiuto di Mr Findus, ancora molti tra noi hanno il senso della buona cucina, home-made. Anzi, pensi che in certe zone del sud siamo così indietro nella strada verso il ristorante che se una famiglia va spesso a mangiare fuori viene invidiata perchè è sicuramente ricca e felice, mentre in Alt’Italia quella stessa famiglia comincia già a fare tristezza, perchè si percepisce l’impoverimento del significato tradizionale di famiglia/casa/amore che si trasmette(va) anche attravero il cibo.
Personalmente però cerco di vederlo non come un impoverimento ma come una trasformazione sociale che cercherò di tener lontano dalla mia famiglia; però no, non mi sento di biasimare chi “confluisce” nel trend, è un cambiamento inarrestabile, così come l’aumento dei divorzi, delle famiglie mononucleari e la diminuizione delle nascite nei Paesi sviluppati.
Allora, caro professore, io la capisco e condivido il suo sdegno per le famiglie che adottano un fast food, ma, ahimè, credo che non ci resti che piangere.
Adele