basta poco per sfasciare tutto. Questo il messaggio che si ricava dal video del New York Times che ho appena visto: Kenya’s Tourism Industry in Shambles mostra il crollo del turismo derivato dai disordini che si sono scatenati nel paese e che i media di tutto il mondo hanno riportato in articoli e video.
Molto più spesso il turismo in un’area si limita a diminuire: è quello che vediamo in Italia. In tante aree del paese chi vive di turismo ricorda con malinconia i bei tempi andati: me lo sento dire da tanti in valle d’Aosta, ma anche in Piemonte, Liguria, ecc. Il problema è che il più delle volte fanno come i vecchi: si lamentano e basta. Basterebbe andare oltre confine per capire come mai altrove il mercato tira ancora. Internet permette di andare oltre confine e di vedere come funziona il turismo di oggi.
? Devi fare la solita tesina della laurea triennale (→ post): perché non ti metti nei panni di un turista che cerca un albergo o un appartamento per una-due settimane e provi a usare le risorse web disponibili in 3-4 località equivalenti, in Italia e altrove? Se alla fine il lavoro ha soddisfatto te e il tuo relatore, perché non inviare l’e-book agli uffici turistici delle località (italiane) che hai confrontato?
Riguardo la storia del portale Italia.it, ne parlai a suo tempo sul mio blog
>> vedi l’articolo
Alle cosa segnalate da Alessandra va, secondo me, aggiunta una cosa.
Per la laurea triennale ho fatto lo stage in un ufficio turistico e mi aveva colpito il fatto che fosse una vera impresa fare una cosa che io invece davo per scontata: un ufficio turistico fa fatica a contattare altri uffici turistici.
E questo perché non c’è uniformità di denominazione e organizzazione: ogni regione e, anzi, ogni comune, fa come crede (gli uffici hanno nomi diversi e, a volte, molto fantasiosi e già cercarli sull’elenco telefonico è complicato figurarsi su internet). Possono essere un servizio del comune o essere indipendenti, non c’è un posto in cui guardare per avere un elenco di tutti gli uffici esistenti. I loro siti poi sono completamente diversi l’uno dall’altro.
Un turista che guarda su internet dunque avrà sempre la sensazione di non avere un quadro completo. E questa è l’ipotesi in cui il turista conosca l’italiano perché molti dei siti di questi uffici non sono consultabili completamente in inglese.
Segnalo anche un’altra cosa: qualche tempo fa era nata l’idea di creare un portale per il turismo italiano, Italia.it. Vennero stanziati fior di quattrini per realizzarlo e il risultato fu talmente mal fatto da risultare inutilizzabile. Dopo qualche tempo il sito venne chiuso. Tutt’ora però ci sono questioni legate a questo fallimento che restano aperte. Sul sito di Punto Informatico si trovano alcuni articoli in proposito.
Che il turismo in Italia sia in declino ormai è una notizia che non ci stupisce (e in Valle d’Aosta la sento ripetere ogni inverno da ormai molti anni), ma ciò che mi stupisce è che non si parla mai del vero motivo per cui questo accade.
Un primo passo verso la soluzione a questo declino è “semplice”: investire in forme di marketing più moderne e innovative, che permettono di raggiungere in modo più semplice e poco dispendioso il proprio target.
Se la maggior parte degli utenti di Internet non pianificano il proprio viaggio attraverso portali di viaggio classici ma attraverso i motori di ricerca è forse il caso di concentrarsi su questo aspetto: gli uffici turistici dovrebbero trovare il modo di sfruttare a loro vantaggio questa tendenza.
Poi se aggiungiamo che le spiagge invece di essere libere, e di mostrare le meraviglie che di solito caratterizzano i nostri litorali, sono invase dal cemento di mille alberghi e di stabilimenti balneari che offrono un centimetro di spiaggia per cifre allucinanti, che al mare e in montagna ci sono migliaia di seconde case e di case abusive e vari altri ecomostri che stanno lì tranquilli a deturpare il paesaggio…
Alle Baleari hanno pensato bene di restaurare le coste e il paesaggio eliminando qualche albergo di troppo…e se consideriamo che la Spagna è uno dei paesi che ha maggiore competitività in questo campo, forse questo è un altro aspetto da cui il nostro paese deve prendere esempio.