sembra essere un’opportunità crescente: negli USA il 95% delle imprese con meno di 100 dipendenti NON ha un blog. (E se è così negli USA figuriamoci da noi…). E’ quindi probabile che molte imprese apriranno un loro blog ma è improbabile che lo possano fare da sole visto che, come scrive M. Alboher (→ The New York Times 27.12.2007) “Blogging requires a large time commitment and some writing skills, which not every small business has on hand.” Sulla base della mia esperienza di questi tre mesi devo dire che miss Alboher ha proprio ragione: penso di saper leggere e scrivere in modo decente e in fretta, ciònonostante per tenere alimentato questo blog devo dedicargli tra 1 e 2 ore al giorno ovvero almeno 500 ore all’anno. Se fossi un professionista, un imprenditore o un dirigente non potrei farcela da solo.
Ovvio allora che aprire e gestire un blog sia molto più naturale e fattibile per chi ha 20 anni che per un tradizionale adulto. Aprire e gestire un blog non richiede certo corsi universitari: e d’altronde quanti docenti universitari hanno un blog?
€ Cosa aspetti per proporre un blog a qualche aziendina o organizzazione? Perché non proporre l’idea di blog universitari a qualche ente locale (comune, provincia, regione)? Non sai che finanziano di tutto? Che ne pensi?
Visto che si è parlato di blog anche per la didattica e quindi di blog per l’università, ecco qualcuno che si pone un’ottima domanda che fino ad ora forse si erano posti in pochi (la domanda a cui mi riferisco è quella in grassetto):
La “telematizzazione” delle università funziona oppure no? Crea servizi o disservizi? I professori si sono adeguati? Hanno blog personali tramite i quali interagire con gli utenti fuorisede o impossibilitati a recarsi in facoltà? Esistono siti istituzionali da cui scaricare appunti, dispense, lucidi? Le cattedre effettuano assistenza agli studenti anche solo e semplicemente tramite mail?
Il sito http://www.studenti.it sta conducendo un’inchiesta relativamente a tali questioni e chiede il contributo di noi studenti e, siccome sono argomenti che ci riguardano da vicino, se volete fare delle segnalazioni questo è l’indirizzo a cui mandarle: sergio.cardella@studentimediagroup.it
È interessante e, da quello che in questi anni ho potuto vedere, direi aderente alla realtà il commento di Valerio.
L’agenzia con la quale lavoriamo da un paio d’anni, infatti, si avvale di collaboratori con skills profondamente diversi – ma ben integrati – per creare tutto quello che ci serve da un punto di vista grafico e di programmazione.
A titolo [in]formativo (visto che blog didattico si tratta) vi racconto che è stata prima creata l’immagine coordinata, partendo da due colori che potessero rappresentare la filosofia del servizio/prodotto e soprattutto la sua (nuova) forma di distribuzione. Del sito è stata creata studiata l’architettura con una particolare attenzione alla facilità di navigazione (i contenuti sono tantissimi) e la grafica (intesa come colori, suggestione e simbologia) è ovviamente strettamente legata a quella istituzionale, come lo è anche la grafica dei prodotti (non un vero e proprio pack, trattandosi di prodotti editoriali).
Ovviamente neppure la programmazione di un sito dinamico – più simile ad un portale editoriale che ad un sito aziendale – con lato e-comm, poteva essere lasciata al caso.
La nostra fortuna è stata che mio marito si occupa proprio di queste cose: gestisce una piccola web agency.
Diverso è il problema dei contenuti.
Chi scrive per mestiere spesso ha competenze specifiche, per esempio chi scrive per riviste di settore o chi scrive libri di testo, ma chi si occupa di comunicazione nel senso di copywriting ha una formazione diversa.
Il copy che lavora in un’agenzia pubblicitaria impara, di volta in volta, tutto quello che gli può servire sul cliente per il quale deve scrivere, sulla sua storia, sui suoi prodotti, su quelli della concorrenza, sul mercato di riferimento ecc…
E questo per tutti i clienti dell’agenzia dei quali si occupa, spesso appartenenti a settori merceologici assai diversi fra loro.
La sua competenza, quindi, è di tipo linguistico: deve saper piegare il linguaggio in base al mezzo utilizzato e al target di riferimento.
Credo quindi che “proporre un blog a qualche aziendina o organizzazione” non sia inteso come proporre la realizzazione di un sito – artigianale, amatoriale – vero e proprio, ma proporre contenuti interessanti da pubblicare.
Un esercizio interessante per chi frequenta questo corso di studi: studiare l’azienda e il suo mercato, e capire come e cosa questa può e/o deve comunicare al suo pubblico.
Tenendo presente, inoltre, che l’esigenza dell’azienda di “comunicare” va ben oltre quello che si intende con “pubblicità”: mentre questa è diretta al cliente o potenziale cliente, la comunicazione ha più target.
Gli obiettivi possono essere altri, ad esempio le istituzioni (rafforzare la propria immagine per avere patrocini, sponsorizzazioni, finanziamenti), le banche (idem), la concorrenza (facilitare i cacciatori di teste…) ecc.
Nel nostro caso specifico i contenuti del blog dovrebbero solo in minima parte essere “autoreferenziali”, ma dovrebbero essere soprattutto una costante analisi del nostro mercato di riferimento, analisi che – dato il particolare settore – rischia di avere risvolti politici e quindi di essere particolarmente delicata.
Credo che su questo argomento si possa scrivere un intero libro di testo :D
Ne esistono già?
;)
Ciao a tutti.
Visito questo blog per la prima volta, leggo questo post, mi interessa molto.
Interessante, davvero.
Parallelamente all’attività di “studente”, mi occupo della gestione di alcuni siti web di amici e conoscenti, che hanno aziende, che hanno progetti, che hanno necessità di farsi vedere, di emergere.
Quello di cui si parla in questo post è interessante, ma raccolgo una proposta presente nella premessa di questo post: “Cosa aspetti per proporre un blog a qualche aziendina o organizzazione?” e ad alcune osservazioni emerse nell’esposizione dei contenuti, dove spesso si fa riferimento a “persone competenti e professionali”.
Vi giro alcune domande: competenti su cosa? professionali per cosa? Competenza in ambito comunicativo? Ma cosa vuole dire competenza “in ambito comunicativo”? O quello a cui si fa riferimento è una competenza in ambito informatico? Ma, anche qui, “informatico” cosa significa?
Sapete cosa accade quando qualcuno chiede ad un “esperto” di curargli il sito web?
Che il committente, spesso, non ha la più pallida idea di cosa vuole, del perchè lo vuole, di come lo vuole. E altrettanto spesso, colui che si propone come esperto, “non sa” come si progetta e struttura/articola un sito web o un blog e i risultati sono pessimi.
Certo, ci si può avvalere di qualche CMS(http://it.wikipedia.org/wiki/Content_management_system), come ad esempio wordpress, ma spesso questo non è pienamente rispondente alle esigenze aziendali, alle sue simbologie, ai suoi colori, alle sue necessità. E partendo da qualcosa di già pronto, si innesca una catena di necessità, di competenze.
Così, interviene, indispensabile, il tecnico, colui il quale non si occupa di comunicazione ma è quella figura in grado di modificare codice PHP(http://it.wikipedia.org/wiki/Php) (nel caso di WP o altri CMS), adattare le risoluzioni, in grado di gestire gli accessi, i commenti per utente, in grado di prestabilire report sulle visite, che si occupa di creare sezioni, argomenti, etc.
Ultimata la parte tecnica, sopraggiunge il problema della parte grafica, che spesso molti aspiranti “webmaster” risolvono cambiando un’immagine con altre “scopiazzate” dalla rete, magari attraverso una funzione avanzata di ricerca di Google immagini.
Se parliamo di Grafico, con la G maiuscola, egli deve comunicare attraverso i colori aziendali, che spesso rimangono tali e con gli stessi riferimenti / loghi. Pertanto si trova a ricostruire, a rielaborare, ad adattare, etc.
Terminata la parte di grafica, interviene la parte di linguistica, di comunicazione testuale.
Voi, studenti di Scienze della Comunicazione, mi insegnate che non si può non comunicare e che un messaggio “buttato” li, magari con un copia-incolla, comunica. Eccome se comunica.
E allora si attua, da parte del linguista, una rivisitazione dei messaggi, delle informazioni, dei concetti. Si scelgono parole, se ne escludono altre, si prendono decisioni di carattere sintattico grammaticale.
Se poi volessimo arrivare all’apoteosi della strutturazione, dovremmo predisporre a monte un’analisi psicologica applicata, che tenga conto di concetti di usabilità e accessibilità per il nostro sito web, ovviamente bilanciato al tipo di necessità espresse dal committente.
Le attività, che sicuramente non si esauriscono in quelle da me elencate, sottendono ad una abilità, da parte del responsabile di comunicazione,di pianificazione e organizzazione.
Pianificare in modo “svizzero” e organizzare in modo “tedesco”.
Esistono corsi, forse anche universitari di secondo livello, che mirano a concentrare le attenzioni sul progetto di organizzazione e di tralasciare quello di realizzazione.
In ultimo chiedo: mestieranti o professionisti?
Il mestierante è quello che fa, senza sapere o sapendo poco del perchè opera una scelta. Lui esegue.
Il professionista è colui che è professionista nel suo settore, che conosce come si fa (magari marginalmente) ma ha padronanza delle interrelazioni e delle correlazioni che il suo mestiere comporta. E’ qualcosa di diverso, secondo me.
Proporre un sito web a qualcuno, che non sia il nostro cuginetto o la nostra sorellina, è qualcosa di serio ed importante e va valutato attentamente.
Non ultimo, importante considerare gli aspetti legali a cui questa attività riporta.
Ma il mio post attualmente è gia troppo lungo.
Pertanto, vi saluto e mi scuso per l’eccessiva lunghezza.
Complimenti per vostro campo di studi, di attività e di sensibilità agli argomenti.
Sono sicuro che siete e sarete bravissimi “professionisti”.
A presto.
Valerio