sembra essere un’opportunità crescente: negli USA il 95% delle imprese con meno di 100 dipendenti NON ha un blog. (E se è così negli USA figuriamoci da noi…). E’ quindi probabile che molte imprese apriranno un loro blog ma è improbabile che lo possano fare da sole visto che, come scrive M. Alboher (→ The New York Times 27.12.2007) “Blogging requires a large time commitment and some writing skills, which not every small business has on hand.” Sulla base della mia esperienza di questi tre mesi devo dire che miss Alboher ha proprio ragione: penso di saper leggere e scrivere in modo decente e in fretta, ciònonostante per tenere alimentato questo blog devo dedicargli tra 1 e 2 ore al giorno ovvero almeno 500 ore all’anno. Se fossi un professionista, un imprenditore o un dirigente non potrei farcela da solo.
Ovvio allora che aprire e gestire un blog sia molto più naturale e fattibile per chi ha 20 anni che per un tradizionale adulto. Aprire e gestire un blog non richiede certo corsi universitari: e d’altronde quanti docenti universitari hanno un blog?
€ Cosa aspetti per proporre un blog a qualche aziendina o organizzazione? Perché non proporre l’idea di blog universitari a qualche ente locale (comune, provincia, regione)? Non sai che finanziano di tutto? Che ne pensi?
Il blog da pochi giorni ha compiuto 10 anni di età, portando in questo decennio grandi cambiamenti all’interno della rete, diventando un grande strumento di denuncia a favore dei consumatori.
Oggi si stima che il numero dei blog nel mondo sia di 113 milioni di unità, con un incremento giornaliero di 175mila blog. Il giapponese (col 37%) è la lingua più parlata all’interno dei blog, seguita dall’inglese, cinese, poi italiano e spagnolo sullo stesso piano.
Il blog italiano più cliccato è quello di Beppe Grillo, ma se si vuole cercare blog suddivisi in comode categorie uno strumento utile è BlogItalia (una sorta di motore di ricerca), in cui troviamo una folta raccolta di blog.
Molto carina e interessantre la mappa dei blog italiani che il sito propone: Blog Map
Altro motore di ricerca dedicato al mondo dei blog è Technorati che dal dicembre 2005 ha indicizzato più di 20 milioni di blog. Il termine Technorati è un termine nato dall’unione di due parole: Technological Literati (traducibile in intellettuali tecnologici).
La rivista on-line Wired, che si occupa di tecnologia ha pubblicato i 10 consigli che Jorn Barger (fondatore della parola weblog, in seguito rimarrà solo come blog) da a tutti i blogger.
Per chi utilizza WordPress è disponibile un Test per sapere quanto si conosce!
Secondo la mia esperienza personale, per gestire un blog bisogna impegnare del tempo; giusto per non fare un copia e incolla di notizie prese da altre parti, ma cercare di mettere insieme diverse fonti che possano essere utili ai lettori.
In quanto alle università, con i tagli dei fondi e le segreterie piene fino alla testa di lavoro, dove si troverebbe una persona con il compito di gestire e mantenere sempre aggiornato un blog? Le aziende lavorano molto di più con i siti internet, che danno più visibilità e una volta creato, deve essere aggiornato meno di un blog. E già tanto se rispondono alle mail quando gli scriviamo per delle informazioni… Anche se non tutte le aziende lo fanno!
Le aziende, pur non avendo il blog, hanno ormai quasi tutte un sito web ma anche in questo caso per mantenerlo aggiornato, molte di loro, avrebbero bisogno di una figura professionale apposita, ovvero un content manager, che però non è una singola persona ma molto spesso comprende più ruoli…
Purtroppo per noi studenti di Scienze della Comunicazione (perché è da questa facoltà che tale figura professionale dovrebbe essere formata), stando ai siti di molte aziende che sono stati messi on line, aggiornati fino ad un certo punto, e poi abbandonati, forse non è ancora così radicata l’idea che un team di content management(che comprende chi crea, chi aggiorna, chi pubblica, chi traduce e chi archivia, dunque non il grafico in senso stretto come spesso crediamo) è un punto di forza all’interno del proprio organico;
spesso le aziende si rivolgono ad agenzie di comunicazione esterne, e dunque ai grafici in senso stretto(dove solo alcuni di noi studenti di comunicazione trovano impiego,) che creano il sito ma poi non possono seguirlo durante tutto il corso della sua evoluzione.
Tutto questo è ugualmente valido se un’azienda scegliesse di utilizzare un blog piuttosto di un sito: per ora solo in un’occasione, qui nella realtà emiliana, ho trovato un annuncio di lavoro in cui si cercasse nello specifico un content manager/blogger (La ditta Netidea WebRanking srl di Correggio;
allora, se consideriamo l’università come un’organizzazione, sicuramente potrebbe sfruttare l’idea del blog, magari nel nostro caso da affiancare a Dolly, considerando che proprio in quanto facoltà di Scienze della Comunicazione ha a disposizione una “manodopera” (gli studenti) che potrebbe essere entusiasta di occuparsi di questo compito, anche semplicemente per mettere in pratica ciò che si studia.
Così magari il sistema universitario potrebbe migliorarsi semplicemente creando dei posti di lavoro al suo interno o, se questo non è possibile, almeno darebbe la possibilità a molti studenti di crearsi delle competenze pratiche spendibili poi al di fuori, nel mondo del lavoro che, come sappiamo, apprezza molto chi ha esperienza rispetto a chi non ne ha.
Per quanto riguarda alcuni dati sui trend di navigazione in Rete e sull’uso dei blog e delle communities in Italia segnalo il mio post di oggi.
Per quanto riguarda esempi di blog aziendali in Italia segnalo il sito di raccolta di Blog Aziendali in cui è possibile trovare i link che rimandano appunto a blog di grandi aziende quali il Bacardi (solo per maggiorenni – a me sembra più un normale sito), Lancia (una specie di diario al femminile) oppure Lavazza.
O ancora si può dare un’occhiata all’interessante sito Blog Aziendale.it