non sto parlando dell’Italia dove si può liberamente entrare in quasi qualsiasi facoltà senza alcuna limitazione o selezione. Non hai studiato il latino alle secondarie? E che problema vuoi che sia se ti interessa iscriverti a Lettere Classiche? La nostra atavica capacità di arrangiarci (e arrampicarci sugli specchi) ti permetterà di farlo. Difficilmente arriverai alla laurea ma questa è un’altra storia: a parole il nostro sistema universitario rimarrà il più aperto e democratico che ci sia al mondo.
E’ nelle migliori università USA che è diventato più difficile entrare e questo malgrado la crisi che dovrebbe spingerle a minore selettività per aumentare il numero dei clienti paganti. Leggo tutto ciò in For Top Colleges, Economy Has Not Reduced Interest (or Made Getting in Easier) un post pubblicato sul blog The Choice di New York Times. Qualche curiosità:
- le migliori università comunicano in questo periodo (inizi aprile) ai candidati l’esito delle loro domande di ammissione
- Harvard accetterà l’8% delle oltre 29.000 domande ricevute
- i candidati ammessi devono decidere se accettare di iscriversi entro il 1° maggio.
Ah già, curiosa l’idea del New York Times di dedicare un blog al problema dell’ammissione all’università: quale quotidiano nostrano prenderebbe mai un’iniziativa del genere?
PS: oggi leggo un articolo (→Paying in Full as the Ticket Into Colleges, New York Times, 31.03.2009) secondo cui la crisi faciliterebbe l’ammissione degli studenti di mediocre capacità ma in grado di pagare le tasse universitarie.