Nickname e personalità

Ricevo e-mail da indirizzi bizzarri: cicci, pippo, e compagnia bella. Idem per i commenti: si firmano con nomini e nicknames demenziali. Fin che mandano una mail o un commento a questo blog passi, mi rendono solo difficile capire se nella risposta devo usare il genere maschile o femminile ma essendo all’asilo mariuccia (i.e. università) va benissimo così. Ma quando manderanno il proprio CV a un’azienda faranno un’impressione davvero naif come quelli che nella firma mettono davanti il cognome e dietro il nome stile Fantozzi Pierugo.

Davvero non riesco a capire perché la gente, specie i giovani (categoria che ormai arriva fin dopo i 50 anni) non riescano ad usare il proprio nome e cognome. Ma te lo vedi Massimo d’Alema che scrive una mail firmandosi “Icarus” (dal nome della sua barca) o Silvio Berlusconi che manda un commento ad un blog usando come avatar il simbolo di una valuta ($ o € o £) e come nome “Soldo“? Boh.

11 commenti

  1. Parlavo in generale, visto che il discorso riguardava solo in parte questo blog nello specifico. E’ vero, esiste anche l’indirizzo IP per essere rintracciati, eventualità che però si può ridimensionare con appositi strumenti e procedure. In ogni caso dipende sempre dal contesto: ad esempio se so (mi riferisco sempre ad un “me generico”, eh) che l’interlocutore con cui mi rapporto non è così tecnologicamente avanzato posso anche solo nascondermi dietro un semplice nickname per non rivelare la mia identità.

    Ripeto però il concetto di fondo: non demonizzo in assoluto l’uso dei nickname, io stesso ne faccio un uso che (auto)giudico consapevole. Credo di sapere abbastanza bene dove posso usarlo e dove invece sarebbe decisamente meglio utilizzare la mia “identità nominale” per non apparire ridicolo o, peggio, inadeguato.

  2. Usare un nickname non è certo un modo per proteggere la propria identità visto che la stessa è inviduabile dall’indirizzo IP. Detto ciò, l’uso di nickname in un blog nato per finalità didattiche mi lascia perplesso. Il passaggio successivo è l’uso di nickname anche in aula: è un’idea sulla quale riflettere ;)

  3. Non banalizzerei così tanto la questione dell’identità digitale: Internet è un “mondo” che ha delle dinamiche proprie e delle caratteristiche peculiari, e di conseguenza anche delle regole spesso diverse da quelle del mondo offline. Non tutti sono disposti a svelare ovunque la propria identità. D’altra parte però non è affatto detto che chi risponda ad un blog firmandosi Pippo o Cicci sia così incosciente da presentarsi sotto tale “veste” anche in un momento più istituzionale come può essere l’invio di un CV ad un’azienda.

    Molte persone che conosco hanno una doppia mail proprio per ovviare a queste situazioni: riescono ad essere informali dove è possibile, mentre recuperano la formalità necessaria nelle occasioni in cui essa occorre.

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