è il titolo di un articolo che Alberto Alesina (economista all’università di Harvard) ha scritto per il Sole 24 Ore (→ articolo 11.09.2008). Alesina spara a zero contro i ministri passati e la loro incapacità di toccare le radici della crisi della scuola italiana: assenza di meritocrazia e di controllo. Ha ragione? Dipende dai punti di vista, per me sì: reduce da una sessione di esami in cui mi sono trovato di fronte la solita situazione di studenti sub-standard che con la loro presenza demotivano quelli bravi.
Riuscirà la signora Gelmini a cambiare la situazione? Non penso proprio, e non solo per la sua furbizia italiota di predicare bene e razzolare male: meritocrazia a parole e esame di avvocato con l’aiutino (→ Esami: lo scandalo degli aiutini, Repubblica 10.09.2008).
ma che c’entra la passione con l’articolo di Alesina? Leggi prima di parlare a ruota libera.
Io credo che la passione si debba sentire; molti insegnanti vanno al lavoro per arrivare a fine mese e per raggiungere i 3 mesi di pausa estiva (pessimo modo per motivare degli studenti che, almeno per alcuni, se ne fregano altamente).
Sul tema della passione propongo un breve incpit, un racconto breve: http://cobain86.wordpress.com/2008/09/16/lo-sguardo/ .
Durante le ore di italiano insegnate a scrivere temi appassionati, con parole che vengano fuori dal foglio prendendo vita e non errori (come in un post pubblicato qui qualche giorno fa): quando gli studenti si renderanno conto della forza vibrante dell’italiano seguiranno le lezioni. E forse lasceranno perdere gli altri mezzucci impiegati per “non annoiarsi”.
Marco
Di recente ho seguito un confronto su Tatami, un programma di Rai 3 condotto dalla bella e arguta Camila Raznovich (già conduttrice di Amore criminale e Loveline/Kiss and tell su Mtv).
Ospiti la Gelmini, un maestro di strada, tre studenti (un sostenitore e due contrari) e uno scrittore che ha fatto 3 gite con gli studenti e poi ha pubblicato il relativo libro.
Vedendo la trasmissione per un buon 60% ho visto la Gelmini in forte difficoltà, soprattutto per il fatto che nessuno ritenesse utile ripristinare grembiulini e pugno di ferro: molti hanno individuato delle priorità diverse nella scuola italiana.
Sinceramente io l’ho trovata un po’ troppo sicura di sè, sembra che con la sua bacchetta magica si risolleveranno i problemi che la scuola ha avuto in 30 anni; ho pure letto che qualcuno ha definito il mitico 1968 come una rivoluzione tossica per la società, una specie di tumore.
Il 1968 (anche se alcune idee erano davvero al limite della serietà) ha portato molti cambiamenti ma la cattiva gestione non può esser imputata ad un anno singolo.
Spero per lei che sappia quello che faccia perchè io ho vissuto la scuola in prima persona e ho visto tante persone appassionate, gente che veniva ringraziata dai propri studenti: penso che la nuova scuola dovrebbe aiutare e preparare più insegnanti di vita che non dei perfetti registratori che conoscono il nastro a memoria.
Marco