La spesa per studente nei dati OECD

Oggi tutti i quotidiani italiani riportano il dato di fonte OECD secondo cui la spesa per iscritto in Italia ha un andamento bizzarro. I dati si riferiscono al 2005 e sono espressi in $ (a parità di potere d’acquisto):

  • a livello di scuola elementare e secondaria la spesa italiana per studente è in linea con la media dei paesi OECD
  • a livello di università (tertiary education) la spesa per studente è nettamente inferiore: 8.026 $ contro 11.512. Se poi dalla spesa escludiamo le componenti relative alla ricerca, la distanza rispetto alla media OECD aumenta (la spesa pro-capite è in Italia a 5.314 $ contro una media di 8.102 $)(OECD, 2008, tab. B1.1a, p. 218).

Il grafico che segue esprime la spesa per iscritto nei tre livelli scolastici rispetto alla spesa pro-capite nella scuola elementare: come si nota siamo ad un estremo della distribuzione.

OECD, Education at a Glance 2008, Chart B1.3 p. 208.
OECD, Education at a Glance 2008, Chart B1.3 p. 208.

E’ una novità? No: se ben ricordo era così tanto tempo fa. Visto che lavoro in università è ovvio che sarei favorevole ad un aumento della spesa pro-capite che ci allineasse ad altri paesi. Difficile obiettare a questo desiderio vista la notevole capacità di spesa che la nostra scuola esprime ai livelli inferiori.

Come contribuente sono invece contento della nostra efficienza: riusciamo a far funzionare l’università spendendo assai meno della media.

In realtà, a ben vedere, il dato sulla spesa pro-capite nell’università italiana è da prendere con le molle nelle comparazioni internazionali visto che si basa su un numero di iscritti ampiamente sovrastimato. Da noi, come sa chiunque, essere iscritto all’università non significa frequentare i corsi e sostenere un numero minimo di esami: molti studenti sono veri e propri fantasmi e molti altri sono assimilabili a studenti a distanza. A ben vedere allora la nostra spesa pro-capite è ben superiore. Il conto lo lascio fare ai signori del Ministero.

Fonte: OECD, Education at a Glance 2008, Paris, OECD, 2008, (file pdf di 5,5 Mb scaricabile gratis http://www.oecd.org)(link).

2 commenti

  1. Va da sé che l’Italia dovrebbe spendere di più per l’università: per farlo ci sono due possibilità. O ci sono più risorse in complesso (aumento produttività) o si cambia la loro distribuzione tra i livelli scolastici a favore dell’università. Fuori-corso e fantasmi: come contabilizzarli è affare del MIUR e dei vari enti (CNVSU, ecc.). Un modo è quello di considerare i CFU (crediti formativi acquisiti). Sul carico di docenza/impegno derivante dalle modalità di valutazione usate (quiz, esame scritto, esame orale o un mix delle tre) temo che le informazioni siano inesistenti a livello centrale.

  2. La spesa per studente è inferiore alla media OCSE, ma si afferma nel testo qui sopra che il loro numero è sovradimensionato e quindi va rivalutato. La dichiarazione suggerisce che tale spesa è meno diversa da quella della media. Ciò è fortemente criticabile per le seguenti ragioni.
    1) Non si capisce perchè dobbiamo confrontarci con la media OCSE e non con i migliori di tale gruppo. L’Italia, povera di risorse, più di altre nazioni dovrebbe puntare molto di più sulla ricerca.
    2) Gli altri paesi NON HANNO fuori corso, studenti iscritti che non partecipano?
    3) Quanto far pesare questi studenti “fantasma” rispetto a quelli “vivi”?
    4) Il carico di docenza/impegno delle strutture è la stessa per tutti i paesi? Ad esempio vi sono sistemi in cui gli esami sono scritti e ciò riduce molto l’impegno del docente rispetto a sistemi che prevedono sostanzialmente l’esame orale.

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