La frequenza al Politecnico di Torino

è obbligatoria e la cosa mi consola anche se dà fastidio a chi la vorrebbe facoltativa: pensa che bello se anche i calcoli del cemento armato di casa tua fossero stati facoltativi.

Sulla questione della frequenza ai corsi e alle lezioni ti segnalo l’intervento del rettore del Politecnico di Torino prof. Francesco Profumo pubblicato su La Stampa del 23.07.2008 in risposta ad un articolo del giorno prima intitolato, con classico stile giornalistico estivo, “O ti licenzi, o salti l’esame“.

Comunque, niente paura, per le facoltà di massa (Sociologia, Scienze Politiche, Comunicazione, e simili) nessun rettore o preside ha intenzione di sollevare la questione della frequenza che rimarrà un optional come nei villaggi vacanze ( post Quando la laurea è un pezzo di carta).

5 commenti

  1. Non c’è dubbio – istituire corsi serali senza creare corsi di serie B significherebbe spendere. Come tenere aperte biblioteche e laboratori.
    Ed alla fine, purtroppo, noi possiamo fare molto poco – siamo tutti ostaggio dell’amministrazione, i fondi scarseggiano, le spese sono tante….

    E d’altra parte, se i pochi fondi che abbiamo non li spendiamo per favorire la miglior formazione possibile degli elementi più motivati, per cosa vogliamo spenderli a fare?

    Domanda retorica, ovviamente.

  2. Davide hai perfettamente ragione sul fatto che le biblioteche universitarie dovrebbero avere orari di apertura ben più ampi (sera e festivi) come avviene in altri paesi. Hai anche ragione sul fatto che sarebbe possibile e anzi doveroso tenere corsi in orario serale: da studente ho fatto lotte perché ciò fosse possibile. Così come non ci sono scusanti alla indisponibilità di certi docenti: l’e-mail e internet dovrebbero servire proprio azzerare i problemi di reperibilità.

    Personalmente non avrei nessuna difficoltà a fare corsi alla sera, ad esempio alle 19: posso però prevedere una certa resistenza da parte degli studenti diurni e quindi l’unica soluzione sarebbe lo sdoppiamento (un corso diurno e uno serale). Ovvio che questo comporterebbe costi (come del resto l’apertura serale delle biblioteche).

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