è quello che genitori, amici, amiche, datori di lavoro ti chiederanno dopo che avrai fatto uno stage. Per caso mi sono trovato sullo schermo i dialoghi di una stagista in casa editrice (di Rossella Messina): un racconto, reale e ciononostante delicato, che ti consiglio per avere un quadro di cosa può capitare a fare lo stage da un editore.
? Come forse ricordi, tempo fa avevo espresso alcune idee sugli stage (→ post Razionalizzare gli stage universitari). Quello che ho in mente oggi è un po’ diverso. Perché non sfrutti l’occasione dello stage per scrivere un racconto/diario, magari con immagini? Ovvio: non potrai usare nomi veri e l’azienda rimarrà anonima ma anche così sarà l’occasione per scrivere qualcosa di utile. Pensaci! Non è un bel tema per la prova finale della laurea triennale o per l’e-book del prossimo corso di Editoria multimediale?
Nell’ultimo mese ho effettuato uno stage presso la scuola di ballo reggiana Let’s Dance assieme ad altre 2 ragazze. Devo dire che non è stato male, un’esperienza utile per crescere e per iniziare a pensare alle proprie idee in modo concreto, con persone che s’entusiasmano o vedono i difetti della tua creatività.
Per l’e-book del prossimo anno sarà sicuramente sfruttato (la scuola ha iniziato, tramite noi, una convenzione con l’università); è un ambiente che vive per la danza e trasmette passione a tutti, anche agli stagisti appena arrivati.
Il lavoro inoltre è stato presentato anche agli amministratori: un bel modo per render lo stage un momento di crescita e operato reale (e non banalmente fotocopie e francobolli come a volte succede).
Per la prova finale potrebbe esser ancora valevole, parlando di strategie comunicative; insomma, uno stage a tutto tondo.
Marco