Cosa fanno i laureati del 2005

Il consorzio Almalaurea ha pubblicato i dati dell’indagine svolta nel 2006 sui laureati del 2005 (laurea triennale). Tra le l’università coinvolte c’è anche Unimore: forse ti può interessare vedere i dati relativi al nostro ateneo per sapere quanti lavorano, quanto guadagnano, quanti si sono iscritti alla specialistica, quanti utilizzano le competenze acquisite all’università.

Un’altra indagine è stata effettuata nel 2007 sui laureati del 2006 (lauree triennali, specialistiche e vecchio ordinamento): puoi vedere i risultati nazionali in formato html o scaricare il file pdf (e apprezzare così il formato pdf rispetto all’html). Se ti interessano i dati per un singolo ateneo li trovi in un volume pdf (274 pagine).

? Cosa c’è di interessante per uno studente/laureando di Comunicazione? Lascio a te l’incombenza di esplorare i dati e scrivere un micro-articolo che presenti uno-due aspetti che ritieni degni di nota. Se vuoi imparare a scrivere è un’occasione.

7 commenti

  1. Un po’ di chiarezza, io non critico le materie, io critico il modo con cui vengono fatte e ho semplicemente detto che vorrei cambiare il metodo d’ insegnamento di quelle materie.

    Esempio? In Sociologia della Comunicazione la prof ci ha fatto fare un seminario su un tema a scelta, io peronalmente l’ho fatto sul politica e devo dire che quel corso mi ha fatto capire molte cose, perchè mi ha aperto nuovi orizzonti.

    Altro discorso se il prof entra il classe e ti legge il libro, io parlo per me, una materia così a me non piace, perchè non ti stuzzica, anzi ti annoia.

    A livello di insegnamento della materia per ora ho trovato solo due prof che mi sono piaciuti, il primo è colui che ha questo blog, cioè De Francesco, il secondo è il docente di diritto, cioè Erica Romani.
    A me piacerebbe che l’università italiana fosse come al nord, docenti che interagiscono e studenti che devono partecipare, non penso che sia difficile no?

  2. Sono mesi che i giornali e i telegiornali locali parlano degli ottimi risultati raggiunti dall’Università di Modena e Reggio Emilia, anche se ci si focalizza soprattutto su corsi quali ingegneria o infermieristica, che registrano livelli occupazionali davvero elevati. Dobbiamo anche tener conto, in generale, del contesto territoriale: la zona emiliana pullula di possibilità occupazionali e, magari, in altri contesti geografici, gli stessi corsi non avrebbero le stesse possibilità.

    Il dibattito sulle utilità di materie quali sociologia o semiotica è ormai storico nella nostra facoltà. Vorrei solo dire che se l’intenzione era di fare più informatica e meno materie umanistiche forse la scelta di fare scienze della comunicazione non era proprio azzeccata. La sociologia e la semiotica sono due materie fondanti il nostro percorso di studi e non si può prescindere da esse. Nella loro teoricità, riescono comunque ad essere utili per imparare a ragionare e a guardare ciò che ci sta attorno con occhi diversi, per aumentare quella curiosità e quella sensibilità che un buon comunicatore dovrebbe avere.
    La semiotica se applicata può essere anche divertente: parlo soprattutto dell’ultimo corso che ho frequentato, in cui abbiamo applicato la teoria sia sulla musica (bootleg remix che ogni giorno si possono trovare su Emule, cultura hip-hop, cover…) che sul cinema e sulle nuove forme di comunicazione audiovisiva (shipper video di youtube tanto per fare un’esempio).

    Credo che ogni tanto sia necessario ampliare le proprie prospettive e vedere le materie oltre i soliti stereotipi di concretezza o praticità.

  3. Ciao Mattia, ti do pienamente ragione, il mio riferimento alla sociologia è un esempio, non mi riferisco alla specifica meteria, che anche io trovo interessante, io faccio riferimento al metodo d’ insegnamento.

    Io penso che l’università per cambiare in bene, debba partire dal personale, io vorrei tutte le materie come Nuovi Media che ho fatto con De Francesco, ok l’insengnante può piacere oppure no, ma è stupendo trovare un professore fa partecipare gli studenti, li fa sentire interessati, li stuzzica.

    Penso che l’università e soprattutto Scienze della Comunicazione debba trovare il giusto mix tra teoria e pratica, soprattutto per quelle materie che serviranno in un futuro.

    Altra cosa che l’università deve fare: sempre a Nuovi Media mi sono accorto che moltissimi studenti hanno difficoltà a parlare in pubblico, sia perchè si sentono imbarazzati sia perchè non sanno esporre un progetto. Ecco, è qui che una facoltà come la nostra deve inserire un corso obbligatorio, un corso che insegni a parlare in pubblico.

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