è il titolo di un servizio di Jan Grarup (→ A Genocide in Slow Motion, New York Times, 15.02.2008). Parla del disastro in corso in Chad e Darfur. La voce di Grarup accompagna una sequenza di sue foto in bianco e nero alternate a mappe che ti fanno seguire il suo percorso di fotoreporter. Da vedere, a full screen, per capire e sentire cos’è il fotogiornalismo.
? Vuoi saperne di più sul fotogiornalismo? Ti segnalo il sito della NPPA (National Press Photographers Association): in particolare la pagina dedicata agli studenti. Altre risorse sul tema, a parte l’ovvio Poynter Institute? Invia un commento!
Segnalo alcuni siti che si occupano di fotogiornalismo
1)Fotografia e informazione – Associazione Italiana Giornalisti dell’immagine
interessante la sezione sulla professione dove si discute anche dell’etica
http://www.fotoinfo.net/
2) World Press Photo
si pongono come missione quella di incoraggiare alti standard professionali
e la promozione di un libero scambio di informazioni
http://www.worldpressphoto.org/
3) The digital journalist
una rivista mensile om line sul giornalismo visuale
http://digitaljournalist.org/
Sul sito Fotophile.com c’è proprio una sezione dedicata al photojournalism con links che rimandano a risorse per chi appunto è interessato a questo argomento.
Ad esempio il sito American PhotoJournalist o ancora il sito di fotografie dedicate all’Africa African Pictures oppure la collezione fotografica di Harrison Forman sull’Afghanistan.
Sul sito della Nikon in Italia, c’è uno spazio dedicato al fotogiornalismo e foto di guerra. Si tratta di sezioni dedicate a mostre e festival della fotografia di cui la Nikon è sponsor.
Il mestiere del fotoreporter era cruciale in passato, soprattutto durante le guerre per raccontare gli atroci fatti che accadevano sui campi di battaglia; ancora i soldati con le telecamere non esistevano e ci si arrangiava come si poteva. Poi con l’avvento della tecnologia questa professione ha subito uno sviluppo, andando più verso il video. Ora si girano filmati grazie alle nuove macchine digitali e con l’integrazione di audio si possono creare veri e propri reportage. A livello europeo posso segnalare la FPA (Fotoreporter Professionisti Associati) che raccoglie diversi nomi che si occupano di foto giornalismo, presentando i loro servizi.
I giornali hanno subito un forte cambiamento con l’avvento di internet, si sono trasferiti sulla rete, proponendo servizi video e audio completi. Perché leggere un articolo di 50 righe quando posso avere un filmato di 3 minuti che mi presenta tutto? Questo è anche il caso del Washingtonpost che oltre ai suoi normali articoli, presenta una sezione molto ampia di giornalisti che hanno un proprio blog su cui pubblicano notizie che spaziano dalla politica alla religione, dalla cultura all’economia (Post Global).
Proprio in merito a queste nuove forme di giornalismo che si stanno via via sviluppando, volevo segnalare il blog di Jack Fairweather > Islam’s Adavance dove il giornalista analizza la situazione di cambiamento e l’influenza che l’islam sta subendo da parte del mondo moderno, integrando le notizie con filmati da lui prodotti. I video sembrano molto amatoriali, girati con una fotocamera e montati personalmente. Questo modo di fare informazione può essere eseguito da chiunque abbia un po’ di passione e qualche strumento a sua disposizione.