OECD utilizza il termine thinkforce per indicare i ricercatori “engaged in the conception and creation of new knowledge,
products, processes, methods and systems, spanning civil, military and business interests“. Per permettere il confronto tra paesi diversi OECD li rapporta agli occupati in complesso. Vediamo la situazione in alcuni paesi nel 2005:
- Italia: 3 per 1.000 occupati
- Francia: 8
- Germania: 7
- Regno Unito: 5,5
- Stati Uniti: 9,7
Fonte: OECD, OECD in Figures 2007, Paris, OECD, 2007, p. 40-41 (file pdf scaricabile da http://caliban.sourceoecd.org/pdf/figures_2007/en/oif.pdf)(→ link).
La scarsità di ricercatori in Italia non è certo dovuta al loro costo: un dottore di ricerca arriva sì e no a 1.000 € al mese (→ ADI) e un ricercatore universitario all’inizio della carriera ha uno stipendio netto mensile di 1240 € (→ link).
Sinceramente conoscevo poco la situazione dei ricercatori, a parte quello che si sente sulla loro difficoltà con i contratti. Ma una cosa l’ho capita: fare il ricercatore in Italia è sinonimo di precarietà. Consiglio a chi volesse saperne di più sull’argomento e soprattutto per chi volesse “vagamente” fare il ricercatore di visitare il blog http://ricercatoriprecari.wordpress.com/ per capire quali sono le situazioni dei nostri ricercatori (vi passerà sicuramente la voglia!) Nel blog della Rete Nazionale Ricercatori Precari troverete tante notizie e informazioni sul mondo della precarietà nella ricerca.
Sul Web ho trovato un sito chiamato Portale europeo della mobilità dei ricercatori, riferito all’Italia.
Prima di tutto si possono trovare notizie utili riguardanti ai finanziamenti alla ricerca in Italia, poi si parla del progetto ERAMIT per la mobilità appunto dei ricercatori in ambito europeo.
Per maggiori informazioni su offerte di lavoro e ricerca di candidati, il sito rimanda poi al suo equivalente portale europeo disponibile in diverse lingue. Questo sito è comunque una sottosezione del portale della Commissione Europea.
Ecco un articolo di Francesco Alberoni, anche se del 2003, che credo riassuma tutto quello che spesso ho sentito dire da cervelli italiani che sono scappati all’estero;
http://cnu.cineca.it/nazionale03/alberoni.htm
A questo proposito, non credo sia corretto fare nomi, ma un mio amico, laureato in ingegneria elettronica con tanto di brevetto comprato dalla Siemens su nuove tecnologie per la rete wi – fi, è stato snobbato da molte aziende ma è stato invece accolto a braccia aperte dalla Princeton University in cui ha dovuto lavorare sodo ma che per lui non ha badato a spese (appartamento, pc personale comprato appositamente, ufficio attrezzatissimo ecc…) ma soprattutto ha riconosciuto le sue capacità.
Al suo ritorno qui in Italia, finalmente le aziende lo considerano una mente interessante…e credo di poter affermare con sicurezza che questa persona è davvero una thinkforce.
Un altro sito interessante su cui trovare qualche stimolo di riflessione su queste questioni è quello dell’Associazione Dottorandi e Dottori di ricerca italiani che mi ha colpito perché appariva come risultato in google con questa intestazione : Cervelli in Gabbia:disavventure e peripezie dei ricercatori italiani
http://www.dottorato.it/