Le università USA non sono tutte uguali

secondo la classifica di US News al 1° posto c’è Princeton, un ateneo privato dove:

  • il 94% degli studenti era tra i primi della classe al liceo
  • il 96% delle matricole arriva alla laurea
  • il 72% delle classi ha meno di 20 studenti
  • c’è un prof ogni 5 studenti
  • viene ammesso solo il 10% di quelli che fanno domanda
  • l’università ha fondi (endowment) per 13 miliardi $
  • le tasse annuali costano 33.000$.

“Caro” dirai tu: vero, ma studiare a Princeton è un investimento che poi rende nel tempo. Se uno, bravo, vuole spendere meno può andare in eccellenti università pubbliche come Berkeley o UCLA: lì uno studente californiano studia in un ambiente splendido spendendo in complesso (tra tasse, stanza e vitto) 23.000$ ovvero 15.000 €. E se scendi in graduatoria al 124° posto trovi università che costano ancora meno: uno studente della Arizona State University spende (tasse+vitto+alloggio) 9.000 €.

In Italia costa meno? Se si sta in famiglia forse sì, come pendolare certo no. Ma l’esperienza è uguale? Visita i siti web di queste università di cui ho parlato e te ne fai un’idea.

Nei paesi avanzati la scelta di dove iscriversi è talmente complessa che si è creato un mercato editoriale e di consulenza molto ricco e articolato. Da noi ci sono un po’ di guidine (Espresso, Repubblica, Il Mulino) ma mancano servizi ad personam che su richiesta forniscano un quadro dei pro e contro dei singoli corsi di laurea. Eppure il web dà un sacco di informazioni…

Un commento

  1. Personalmente, ho vissuto sia da pendolare (Valle d’Aosta – Ivrea – Torino) che da studente fuori sede (Valle d’Aosta – Reggio Emilia) e, nonostante ci sia la possibilità di chiedere vari benefici, posso affermare che i costi ci sono: le spese possono essere per l’abbonamento di treno e autobus o per l’affitto, le bollette, la spesa, i libri…

    Sinceramente facendo un calcolo molto approssimativo, in due anni qui a Reggio ho speso minimo 10.000 euro di affitto e spese varie, senza contare le tasse… mi trovo dunque più o meno ai livelli dell’Arizona State University.

    Qui in Italia, per avere accesso ai benefici, oltre al merito che mi sembra un criterio adeguatissimo, ci sono “problemi” (secondo la mia esperienza personale) riguardo al sistema secondo cui si determina il reddito e quindi la necessità per uno studente di avere un aiuto economico: non lo considero proprio una modalità che rispecchi la reale necessità degli studenti, ma non è la sede più adatta per creare polemiche;

    In ogni caso, anche se qui in Italia le tasse sono di solito molto inferiori rispetto alle università americane, sono certa che vivere fuori casa, almeno per qualcuno,cambia la prospettiva con cui si affronta il percorso universitario:

    oltre alle questioni “banali” di crescere, maturare perché bisogna “sbrigarsela da soli” in tutto ecc ecc, di incontro/scontro/confronto con altri studenti, ciò di cui sono certa è che, almeno nel mio caso, da studente pendolare/fuori sede ho visto l’università come un investimento e come un’opportunità da sfruttare, dunque ho cercato di non perdere tempo e di terminare gli studi in tempo o con il minimo ritardo possibile.

    Per fortuna, conosco studenti che vivono a casa con i propri genitori che si danno altrettanto da fare come purtroppo vedo e ho visto studenti fuori sede che non fanno nulla…

    Però, al di là dell’indole personale di ogni studente, in molti casi, anche se sembra cinica come affermazione, credo che i soldi spesi per lo studio facciano la differenza, sia per uno studente fuori sede che per uno studente che vive in famiglia e paga comunque le tasse.

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