Occhio agli hamburger

e attenzione alle polpette. Mi viene proprio da dirlo dopo aver letto l’articolo esemplare E. Coli Path Shows Flaws in Beef Inspection di Michael Moss ( articolo e video New York Times, 3.10.2009) dedicato ad un caso di intossicazione alimentare che un paio di anni ha lasciato Stephanie Smith sulla sedia a rotelle. A quanto leggo nell’articolo il problema non è tanto la carne di manzo in sé ma il fatto che la carne macinata usata per hamburger e polpette varie è un amalgama di componenti provenienti da fonti diverse: basta che una delle componenti sia contaminata e…

Così è stata per la polpetta che ha paralizzato Stephanie: conteneva il malefico batterio Escherichia coli ( Wikipedia voce). Gli avvocati hanno rintracciato l’origine delle componenti del fatale hamburger mangiato non in un fastfood ma a casa della mamma. C’era dentro di tutto: Anatomy of a Burger. Come mai? Semplice, usare ingredienti diversi permette di abbattere i costi.

A distanza di trent’anni mi sono tornate in mente le polpette che Patrizia, la mia vicina di casa a Berkeley in California, faceva con carne macinata comprata ai discounts: il prezzo le piaceva molto, il comportamento di quella roba in padella meno. Appena incominciava a friggere si riduceva di volume a vista d’occhio e rimaneva un liquido schifoso nella padella. Ma si sa i borsisti (come suo marito e il sottoscritto) avevano (ed hanno) pochi soldi e così mangiavano quella robaccia. Ci è andata bene.

Conclusione? D’ora in avanti, se proprio vuoi mangiarti un hamburger compra della carne e tritatela tu.

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