La relazione sull’attività didattica

svolta nel triennio è qualcosa che mi sono trovato a dover scrivere nel dicembre 2007: perbacco, al 31 dicembre 2007 si chiudevano i miei primi tre anni di professore associato a Unimore. L’ateneo (anzi, la Legge) mi chiedeva di scrivere qualcosa ma non forniva alcuno standard cui fare riferimento. Una vecchia storia: quando mai nell’università italiana esiste uno standard? Bon, stando così le cose mi sono messo lì con santa pazienza e ho scritto un po’ di pagine per cercare di sintetizzare quello che avevo fatto. Scrivere è un ottimo modo per riflettere e la  relazione sul triennio di insegnamento 2005-2007 è stata un’occasione per ripensare le cose fatte e da fare.

Se la faccenda ti incuriosisce ma non hai tempo e voglia di scaricarti il file pdf di 15 pagine ecco qua le conclusioni:

“L’esperienza didattica realizzata in questo triennio mi ha permesso di mettere a fuoco diverse aree su cui varrebbe la pena intervenire laddove si volesse migliorare la qualità dell’offerta formativa e della didattica:

  • sillabi: sillabi strutturati e analitici dovrebbero essere richiesti per tutti gli insegnamenti; il loro layout andrebbe migliorato rispetto alla versione in essere.
  • Catalog: Esse3 non permette di ottenere un quadro completo dell’offerta formativa. Sarebbe utile una guida di facoltà (catalog) che riunisse i programmi di tutti gli insegnamenti.
  • Interazione in aula: una didattica attiva che spinga gli studenti a intervenire durante la lezione costa fatica al docente e non ottiene alcun tipo di riconoscimento.
  • Stage: le informazioni raccolte durante gli incontri di monitoraggio potrebbero confluire in un database insieme ad altre informazioni sul soggetto ospitante e sull’esperienza svolta.
  • Esami: i dati in possesso delle segreterie di facoltà potrebbero fornire indicatori preziosi circa la varianza delle valutazioni esistente tra i diversi insegnamenti. Sarebbe così possibile individuare i target group sui cui implementare politiche ad hoc di riconoscimento dell’eccellenza e di eventuale sostegno.
  • Tesi: perché non definire degli standard a livello di corso di laurea? Su base campionaria andrebbe effettuata una valutazione ex post delle tesi e tesine per verificare il lavoro di supervisione svolto dai relatori. La pubblicazione delle tesi e tesine migliori in uno spazio web aperto a tutti sarebbe un modo per introdurre elementi di diffusione delle best practice e momenti di riconoscimento simbolico dell’eccellenza.
  • Carico di lavoro: i dati su crediti insegnati, esami verbalizzati e tesi seguite sono disponibili a livello di ateneo e di facoltà. Perché non chiedere all’ateneo di fornire un quadro del workload dei docenti?
  • Qualità della didattica: il quadro quantitativo di cui sopra non può essere l’unico elemento di valutazione del lavoro didattico. Occorre un’attenzione per gli aspetti qualitativi: gestione di aula, modalità di esame, supervisione delle tesi e tesine.

A livello organizzativo viene da domandarsi se, almeno a livello delle lauree specialistiche, non sarebbe il caso di introdurre modalità didattiche “nuove”:

  • Corsi intensivi: perché non concentrare le lezioni di un insegnamento in due settimane a tempo pieno? Non è così che si lavora al di fuori dell’università?
  • Obbligo di frequenza:  come mai la frequenza è richiesta nelle research universities USA a studenti di eccellente standing e la si ritiene superflua in Italia?”

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? OK la “conferma” l’ho avuta, una qualche reazione da parte dell’istituzione a quanto scritto no. Il blog è un ottimo antidoto al senso di inutilità che tende a sopraffarmi in situazioni come questa: la tua reazione, specie se sei studente, è ovviamente gradita.

2 commenti

  1. D’accordo su tutti punti Caro Cordef. Just for the record, I’m doing 220 hours frontale and a total of 471 ore di carica didattica ( theses, teaching, ) ..which doesn’t include my role as coordinator for all three languages between SCO and the CLA in MO ( Centro Linguistico )..which is a job in itself. Like for most researchers : Where do we find the time to do any serious research or publishing ??

    Onward. G. Alessi

  2. Penso decisamente che molti punti sarebbero essenziali per migliorare la qualità dell’insegnamento. In particolare i sillabi (molti docenti infatti faticano a buttare giu anche un semplice programma e non hanno ben chiaro in testa nè lo scopo del corso nè l’estensione del carico di lavoro), l’interazione in classe (argomento di cui abbiamo più volte parlato in questo blog) e lo standard tesi, sui cui vige ancora parecchia confusione…
    Riguardo alla pubblicazione delle tesi, si era fatto qualcosa nel sito della biblioteca di ateneo ( http://www.biblioreggio.unimore.it ), ma poi la sezione venne “svuotata” e allo stato attuale credo che ancora la situazione non sia cambiata. Perchè eliminare i lavori già pubblicati????
    Riguardo al Catalog, beh io e Cordef ci abbiamo lavorato proprio durante lo stage, ma anche lì il lavoro è rimasto credo condiviso solo tra noi… peccato!
    Per tutte le questioni riguardanti l’analisi della qualità degli insegnamenti penso che manchi un po’ la disponibilità dei docenti a un reale controllo del loro operato e la volontà di “mettersi in gioco e mettere in gioco il loro modo di fare didattica”.

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