Tutte le volte che faccio esami, sia per i corsi della laurea triennale che per quelli della cosiddetta specialistica o magistrale mi trovo a fare il precettore con studenti (non tutti, beninteso) che in aula non c’erano e se c’erano dormivano. Mi mandano i loro file e mi rendo conto che non hanno capito un accidenti. Così glielo spiego passo passo: sempre le stesse cose dette in aula e ripetute individualmente come si usava nelle famiglie nobili di un tempo che fu. Non gli passa per la mente che la frequenza alle lezioni serve proprio a evitare questa colossale perdita di tempo e di produttività. Sono contenti così: loro si devono laureare ma hanno anche tante altre cose da fare.
Dai loro sguardi traspare spesso incredulità e stupore come se pensassero: “ma che mi sta a dire, a me mi interessa il voto“. Lo so, anche al Ministero interessa che venga ridotto il fenomeno degli abbandoni e che si laurei più gente si può. Quindi, mi faccio forza e do l’ennesimo 18 pro-forma. Esagero? Ma no, leggi qui:
io sinceramente sapevo che dovevo mandare il materiale 10 giorni prima e poi lei dava un giudizio invece da quello che ho capito con l’ultimo e-mail da lei mandato io dovrò sostenere anche l’esame orale, però essendo che mi mancano 2 esami per la laurea, gentilmente anche se lei valuta il mio materiale con un 18 a me mi va bene.
E lo scatto d’orgoglio di cui parlava il presidente Ciampi? E il declino in cui siamo avvitati? Boh!
C’è qualcosa da fare? Il sillablog può essere una soluzione, altra possibilità è replicare il modello Reggio Children anche all’università: ma su questo punto ci torno fra qualche giorno dopo gli esami…
Prof! deve bocciarlo! e lo deve fare sia per noi che per lei!
non aggiungo altro
Non ho parole per quello che dice quello studente, sia per l’italiano che è scabroso, sia perchè prenderà una laurea con grazia…
La nostra università e il nostro paese è in declino, io non vedo via d’uscita, i tempi d’oro sono finiti, prepariamoci al peggio…ma ricordiamoci che se siamo messi così è colpa nostra, colpa di un popolo rimasto al 1970
Non credo d’esser poeta: credo solamente che serva un minimo di buonsenso, non tutte le cose servono al fine e soprattutto non è che il numero di esami facilita i rimasti (meno ne ho più facili sono).
Se nel commento precedente ho segnalato dei post sul mio blog era per l’attinenza con l’argomento, non certo per la pubblicità gratuita.
Piuttosto che creare commenti molto lunghi preferisco postare i link, così c’è più spazio per tutti e si può leggere in una pagina a parte, nel caso uno sia interessato.
Tutto qui, buona lettura a tutti
Marco